Il Governo Meloni è partito con il piede sbagliato per quanto riguarda il Covid. Tutto l’impianto del recente Decreto-Legge parte da una asserzione palesemente falsa della Presidente del Consiglio: e che cioè nonostante il rigore imposto agli italiani, la mortalità nel nostro Paese è stata enormemente più alta che nelle altre nazioni.
Evidentemente chi è delegato a fornire alla Presidente i dati scientifici su cui basare il proprio ragionamento non ha familiarità con la letteratura scientifica specializzata. Se avessero scorso la letteratura recente avrebbero visto che due fra le più prestigiose riviste, il British Medical Journal nel 2021 e Infectious Diseases nel dicembre 2020, hanno preso in considerazione il tasso di mortalità per 100.000 abitanti, riferito correttamente alla popolazione delle diverse Nazioni della UE e del mondo: da questi ed altri studi si dimostra che l’Italia, durante la prima ondata era effettivamente quinta fra le 27 nazioni UE per quanto riguarda la mortalità relativa e che dalla seconda ondata in poi scendeva agli ultimi posti, addirittura al 53° su scala mondiale.
Da questa premessa sbagliata discendono a cascata tutte le altre decisioni: l’abolizione delle mascherine negli ospedali e nelle RSA (fortunatamente poi ritirata grazie all’intervento del Presidente Mattarella), il condono delle sanzioni per chi, ultracinquantenne, non ha fatto nemmeno la prima somministrazione del vaccino, ed infine la più contestabile di tutte, il reintegro in servizio del personale sanitario no-vax.
Qual è il messaggio che questi provvedimenti danno alla popolazione? Oltre al sistematico linciaggio del Ministro Speranza - che da più parti viene considerato fra i migliori ministri della Salute, insieme a Rosi Bindi, che il nostro Paese abbia mai avuto - il segnale più pericoloso è il concetto di “liberi tutti” e, per ricaduta, della scarsa utilità dei vaccini. Questo vuol dire che l’italiano medio, quello generalmente meno informato, è indotto a ritenere che ormai l’emergenza sia finita, che le misure adottate erano effettivamente liberticide, e che non vale più la pena di sottoporsi ai richiami vaccinali. Quanto di più sbagliato e pericoloso in un momento in cui, grazie proprio alle vaccinazioni, la pandemia sembra mostrare una fase di defervescenza, ma il virus nelle sue continue varianti continua a circolare, unitamente ad altri patogeni quali il virus influenzale.
Le forze politiche che oggi governano hanno sempre sminuito il pericolo rappresentato dalla pandemia per la salute dei cittadini, negato la valenza scientifica delle scelte compiute e conseguentemente l’importanza della campagna vaccinale, svalorizzando nei fatti l’operato di scienziati, medici e operatori sanitari che hanno lavorato duramente, in condizioni difficili, per salvare vite e che hanno deontologicamente aderito alla vaccinazione come un proprio dovere per salvaguardare la salute dei pazienti. Senza di questo la pandemia avrebbe avuto esiti ben più gravi.
Si è preferito inseguire il consenso lucrando sulla paura e sulla diffidenza verso i dati scientifici, professando un’ideologia fondata su una falsa idea di libertà individuale, esercitata anche quando questa può mettere a rischio la sicurezza di altri: tutto questo a discapito della tutela della salute dei cittadini particolarmente di quelli più “fragili”.
Qui sta la radice culturale dalla quale nascono gli attuali provvedimenti del governo, avverso i quali si sono pronunciati medici, operatori sanitari e infine Presidenti di Regioni: “a questo proposito, anche Ravenna Coraggiosa – spiegano Maurizio Marangolo e Nadia Simoni - condivide appieno la posizione espressa dall’Ordine dei medici di Ravenna”.